Continua il mio periodo da wannabe naturalista, in particolare zoologa ed esperta di specie in via d’estinzione.
Come dicevo nel precedente POST, uno dei miei più grandi crucci da bambina erano le tante specie animali in via di estinzione che trovavo indicate sulle mie enciclopedie degli animali, e che il WWF ogni mese non mancava di farmi conoscere tramite il suo giornalino per ragazzi, Panda Club. Se vedevo un habitat molto ristretto o un numero di esemplari particolarmente basso, non ci dormivo la notte. Ogni tanto cercavo anche degli aggiornamenti per vedere se la situazione migliorava.
Un animale che da piccola invece non consideravo proprio (perché all’epoca non era in pericolo, ma ora sì e tanto) e che invece adesso monopolizza la mia attenzione, oltre che quella delle associazioni ecologiste e degli amanti della natura in generale è l’APE.
Ed è anche diventata uno dei miei soggetti artistici preferiti.
Qui sopra, un paio di illustrazioni con api che ho realizzato negli ultimi tempi.
L’ape è un animale che mi piace veramente moltissimo, e che in un periodo in cui stavo facendo un lavoro che non mi piaceva (ma che dovevo fare a testa bassa e senza storie perché avevo bisogno di uno stipendio) avevo eletto a mio animale guida, mettendomi addosso anelli, spille, collane, tutto ciò che trovavo a forma di ape. Come per darmi forza, per acquisire lo spirito dell’ape operaia che lavora in gruppo e non si fa domande.
Ho persino ricominciato a ricamare, per l’occasione, cosa che non facevo più da quando avevo 16-17 anni.
Dicevo, è un animale che mi piace sia dal punto di vista puramente estetico, perché è paffuta e batuffolosa, specie nella sua versione BOMBO, sia perché è un animale intelligente e con una struttura sociale complessa (ma più carine e batuffolose delle formiche) sia perché producono le cose che amo di più al mondo, ovvero il Miele e la Propoli. Per quanto ne consumo, sotto forma di diversi prodotti, diciamo che mi considero un’ape honoris causa anche io.
Oltre a questo, però, l’ape svolge compiti molto più importanti, e la sua estinzione, oltre a non farmi dormire la notte, provocherebbe un disastro ecologico. Infatti, l’impollinazione del 35% delle specie vegetali da cui produciamo cibo dipende dall’azione delle api. Finite le api, le proporzioni della catastrofe sarebbero inimmaginabili. L’uso di alcuni nuovi tipi di pesticidi negli ultimi dieci anni ha fatto scendere la popolazione mondiale di api a livelli allarmanti, e nonostante l’Unione Europea ne abbia da poco messo al bando alcuni, rimane ancora molto da fare (anche perché l’Europa è piccola rispetto al resto del mondo).
QUI il sito di Greenpeace dedicato all’argomento, dove potrete anche firmare la petizione per chiedere la messa al bando di alcuni di questi pesticidi killer.
Ma la piccola me stessa di 7-8 anni direbbe: e noi che possiamo fare come singoli cittadini, oltre a firmare la petizione?
Una piccola cosa utile, già sperimentata: delle volte vi capiterà di trovare delle api immobili, che sembrano morte, oppure di trovarle che galleggiano in pozze d’acqua. Tiratele fuori con un bastoncino, aspettate che si asciughino, avvicinategli un cucchiaino con una punta di acqua zuccherata: se ancora sono vive la berranno e voleranno via in piena salute, completamente ristabilite. Io l’ho fatto diverse volte e ne sono molto orgogliosa.
Un altra cosa che si può fare per aiutare le api, specialmente quelle che si sono allontanate troppo dal gruppo e dal loro nido è quella di costruire un piccolo “hotel” fatto apposta per loro. È molto semplice, se avete un giardino o un terrazzo grande con un angolino riparato sarà anche una cosa carina come decorazione.
il tutorial, del canale Eco Sapien (LINK) è in inglese ma si capisce molto bene
Inoltre, c’è tutta una serie di piante che si possono coltivare in giardino o sui balconi per dare uno spuntino ad api di passaggio (e contribuire al MIO miele). QUI l’articolo del blog GREENME .
Per finire, vi lascio con la mia ultima illustrazione digitale sull’argomento. Due specie da salvare, diversissime per tipologia e dimensioni: l’enorme balena e la piccola ape.
(La prossima volta quindi magari parliamo delle balene. Vi anticipo che, se ne trovate una che galleggia in acqua, tirarla fuori e darle lo zucchero non va bene).